Grandma (Oma)

Primavera è arrivata ufficialmente.
Qualche giorno fa (e un giorno prima del solito), il 20 aprile per precisione, l'Equinozio è passato riportandoci giornate più luminose.

Primo giorno di primavera, Ostara (o Eostre), segna un nuovo inizio, un rifiorire e sbocciare di ogni aspetto della natura e della vita.
Per i Cristiani è stata la Domenica delle Palme che conduce alla prossima Pasqua, festa che parla di resurrezione.

In innumerevoli culture questo periodo è associato al risveglio, al superamento della morte e alla rinascita. Basta guardarsi attorno per crederci!

Qualche giorno fa sono inciampata in un corto animato realizzato per una tesi di fine anno da una giovane e promettente cineasta belga Karolien Raeymaekers.
Un piccolo materico frame ha attirato la mia attenzione; il video mi ha intrappolata e affascinata; e la sua conclusione mi ha toccato profondamente.


Vi invito a guardarlo (se potete a tutto schermo) perché a suo modo, secondo la mia personale lettura, parla proprio del sottile e difficile equilibrio tra morte e rinascita.

 
 
Grandma (Oma) from Cartoon Brew on Vimeo.
Durata: 7’ 30’’ - Belgio 2014 
Diretto, illustrato, animato da Karolien Raeymaekers
Tecnica: acrilici, pastelli e digitale
Musica: Ruben De Gheselle 
Un'interessante intervista a Karolien.


SINOSSI
Il racconto è semplice, trattato in modo profondo attraverso un delicato simbolismo.
Come la maggior parte delle narrazioni, vi si possono rintracciare tre fasi e una piccola introduzione.
Intro
Ombre e luci scorrono, rivelandosi piastrelle di una stanza d'ospedale.
Un suono affannato si alterna al ticchettio di un elettrocardiografo.
Una bimba siede in un angolo e osserva i familiari stringersi attorno a un letto.
Un lieve spasmo.
Nero.

OMA. 
Una scena familiare, per chi l'ha vissuta e per chi l'ha vista solo nei film.
Bastano poche immagini, colori cupi e neutri e la scelta di quei due suoni a rendere la pesantezza, l'immobilità e la stanchezza di quel momento.
Bianco, nero, ombra e luce, morte e vita...
Basta un piccolo sussulto di una mano incerottata per raccontare il Passaggio e la sua ineluttabilità.

Uno
Una musica dolce introduce un cambio di atmosfera.
Una casa bianca in mezzo a un prato in fiore; la ragazzina lo attraversa di corsa, proseguendo in un caldo e avvolgente bosco estivo.
Al suo centro, intenta ad annaffiare le piante, la nonna. Oma.
Si comprende subito la forza e l'affetto di questo legame.
Nonna e nipote proseguono assieme la passeggiata, ma la prima fatica un po'.
Siedono ad osservare le nubi che corrono e nulla sembra possa rovinare un momento così prezioso.
Silenzio.
D'improvviso il cielo è  rosso cupo, riempito da un respiro affannato e un indelebile ticchettio.
La nonna è ora un'ombra, legata alla terra da sottili filamenti e tormentata da un vento che sembra volerla risucchiare altrove.
La bambina, spaventata, torna indietro fino alla casa, luogo sicuro e rassicurante.
Nero.

La tecnica mista utilizzata (pastelli, acrilici) è materica e rende bene l'essenza del paesaggio.
Il prato e il bosco ricchi di vita, così come la musica di fondo, ben rappresentano la vitalità della bimba. 
Il centro del bosco è la sua rigogliosa interiorità, il luogo da esplorare e dove far vivere fino all'ultimo l'adorata nonna.
Ma in una natura così corposamente descritta, i personaggi (umani e animali) sono solo ombre, silhouette, destinate a sparire presto o tardi.
Bellissima l'immagine della nonna-ombra ancorata a madre terra da sottili filamenti; e scossa da un respiro stanco ma potente, che sembra venire da dentro, e che pare disgregarla.
Il soffio vitale, l'ultimo sospiro. 
Tutto è legato a questo, l'inizio e la fine.


Due
La dolce musica ci riporta a un cambio di situazione.
Il bosco è sempre lì, quieto; e la nonna vi stende bianchi panni.
La bambina la osserva: è sempre Oma, debole, ma sempre lei.
Nonna e nipote riprendono la loro camminata tra i fiori di campo, con un libro.
Sembra tutto meraviglioso come sempre e la ragazzina rincorre una candida farfalla, l'acchiappa, si volta e...
Di nuovo il cielo è rosso cupo, la nonna è un'ombra ancor più sofferente legata alla terra e un affanno ticchettante invade l'aria. 
Uno spasmo assordante colpisce le orecchie e il cuore e la bambina corre via, attraverso il bosco fino a risvegliarsi stordita, incredula e impotente sulla sedia d'ospedale.
Il letto con la salma viene portato via, nel più assoluto silenzio.
Nero.
Si torna nel bosco, in quello spazio sacro e intimo in cui sperare che tutto vada per il meglio.
C'è vita, tanta vita. 
C'è anche debolezza, ma si vuole continuare a godere delle cose come prima, o quasi.
Ci si distrae per un po', ma non basta.
L'ombra cresce e la sofferenza aumenta; la lotta al respiro è dominante, il suo suono terribile.
Non si può sopportare e si fugge, nuovamente, lontano (ma non troppo) in un luogo conosciuto e imparziale.
Nonostante la fuga, la realtà travolge e passa, lasciandoci attoniti.

Tre
Il silenzio; e il prato con la casa.
La bambina siede triste tra i fiori.
Un alito di vento la scuote e la spinge a correre nel bosco. La musica ancora la accompagna.
Si ritrova, nuovamente nel silenzio, là dove aveva lasciato l'ombra della nonna.
E quell'ombra, gigante, è ancora lì, stesa al suolo, sotto il cielo cupo.
La ragazzina stavolta non scappa; si avvicina e la abbraccia.
E come per magia, l'ombra si dissolve e il cielo torna chiaro.
Regna il silenzio ora, fuori e dentro.
Quel lacerante ultra-suono ha stordito l'orecchio.
Ci si abbandona al senso di perdita, alla tristezza... ma a distanza. 
Almeno per un po', per non essere travolti di nuovo.
Poi un nuovo alito di vita si fa sentire e invita a rivisitare i luoghi abbandonati.
Si corre dentro sé stessi fino a là, fino a quel luogo ancora rosso cupo come il sangue.
E adagiato a terra, sfinito, quel vecchio corpo; non più corpo della nonna, ma nostro corpo di dolore.
Deforme, nero e pesante.
Lo si osserva e si prova compassione. E si decide di abbracciarlo, finalmente. Di accettarlo.
Così avviene il miracolo della morte e della resurrezione.
L'immenso corpo di dolore si fa accogliere e si alleggerisce, rimpicciolisce fino a dissolversi ancora una volta in un respiro, nel vento.
E con lui svanisce la cupezza, lasciando il posto a nuova luce.
Felice Rinascita, serena Pasqua 
e Buona Creatività

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