Primavera è arrivata ufficialmente.
Qualche giorno fa (e un giorno prima del solito), il 20 aprile per precisione, l'Equinozio è passato riportandoci giornate più luminose.
Primo giorno di primavera, Ostara (o Eostre), segna un nuovo inizio, un rifiorire e sbocciare di ogni aspetto della natura e della vita.
Per i Cristiani è stata la Domenica delle Palme che conduce alla prossima Pasqua, festa che parla di resurrezione.
In innumerevoli culture questo periodo è associato al risveglio, al superamento della morte e alla rinascita. Basta guardarsi attorno per crederci!
Qualche giorno fa sono inciampata in un corto animato realizzato per una tesi di fine anno da una giovane e promettente cineasta belga Karolien Raeymaekers.
Un piccolo materico frame ha attirato la mia attenzione; il video mi ha intrappolata e affascinata; e la sua conclusione mi ha toccato profondamente.
Vi invito a guardarlo (se potete a tutto schermo) perché a suo modo, secondo la mia personale lettura, parla proprio del sottile e difficile equilibrio tra morte e rinascita.
Grandma (Oma) from Cartoon Brew on Vimeo.
SINOSSI
Il racconto è semplice, trattato in modo profondo attraverso un delicato simbolismo.
Come la maggior parte delle narrazioni, vi si possono rintracciare tre fasi e una piccola introduzione.
Intro
Ombre e luci scorrono, rivelandosi piastrelle di una stanza d'ospedale.
Un suono affannato si alterna al ticchettio di un elettrocardiografo.
Una bimba siede in un angolo e osserva i familiari stringersi attorno a un letto.
Un lieve spasmo.
Nero.
OMA.
Una scena familiare, per chi l'ha vissuta e per chi l'ha vista solo nei film.
Bastano poche immagini, colori cupi e neutri e la scelta di quei due suoni a rendere la pesantezza, l'immobilità e la stanchezza di quel momento.
Bianco, nero, ombra e luce, morte e vita...
Basta un piccolo sussulto di una mano incerottata per raccontare il Passaggio e la sua ineluttabilità.
Uno
Una musica dolce introduce un cambio di atmosfera.
Una casa bianca in mezzo a un prato in fiore; la ragazzina lo attraversa di corsa, proseguendo in un caldo e avvolgente bosco estivo.
Al suo centro, intenta ad annaffiare le piante, la nonna. Oma.
Si comprende subito la forza e l'affetto di questo legame.
Nonna e nipote proseguono assieme la passeggiata, ma la prima fatica un po'.
Siedono ad osservare le nubi che corrono e nulla sembra possa rovinare un momento così prezioso.
Silenzio.
D'improvviso il cielo è rosso cupo, riempito da un respiro affannato e un indelebile ticchettio.
La nonna è ora un'ombra, legata alla terra da sottili filamenti e tormentata da un vento che sembra volerla risucchiare altrove.
La bambina, spaventata, torna indietro fino alla casa, luogo sicuro e rassicurante.
Nero.
La tecnica mista utilizzata (pastelli, acrilici) è materica e rende bene l'essenza del paesaggio.
Il prato e il bosco ricchi di vita, così come la musica di fondo, ben rappresentano la vitalità della bimba.
Il centro del bosco è la sua rigogliosa interiorità, il luogo da esplorare e dove far vivere fino all'ultimo l'adorata nonna.
Ma in una natura così corposamente descritta, i personaggi (umani e animali) sono solo ombre, silhouette, destinate a sparire presto o tardi.
Bellissima l'immagine della nonna-ombra ancorata a madre terra da sottili filamenti; e scossa da un respiro stanco ma potente, che sembra venire da dentro, e che pare disgregarla.
Il soffio vitale, l'ultimo sospiro.
Tutto è legato a questo, l'inizio e la fine.
Due
La dolce musica ci riporta a un cambio di situazione.
Il bosco è sempre lì, quieto; e la nonna vi stende bianchi panni.
La bambina la osserva: è sempre Oma, debole, ma sempre lei.
Nonna e nipote riprendono la loro camminata tra i fiori di campo, con un libro.
Sembra tutto meraviglioso come sempre e la ragazzina rincorre una candida farfalla, l'acchiappa, si volta e...
Di nuovo il cielo è rosso cupo, la nonna è un'ombra ancor più sofferente legata alla terra e un affanno ticchettante invade l'aria.
Uno spasmo assordante colpisce le orecchie e il cuore e la bambina corre via, attraverso il bosco fino a risvegliarsi stordita, incredula e impotente sulla sedia d'ospedale.
Il letto con la salma viene portato via, nel più assoluto silenzio.
Nero.
Si torna nel bosco, in quello spazio sacro e intimo in cui sperare che tutto vada per il meglio.
C'è vita, tanta vita.
C'è anche debolezza, ma si vuole continuare a godere delle cose come prima, o quasi.
Ci si distrae per un po', ma non basta.
L'ombra cresce e la sofferenza aumenta; la lotta al respiro è dominante, il suo suono terribile.
Non si può sopportare e si fugge, nuovamente, lontano (ma non troppo) in un luogo conosciuto e imparziale.
Nonostante la fuga, la realtà travolge e passa, lasciandoci attoniti.
Tre
Il silenzio; e il prato con la casa.
La bambina siede triste tra i fiori.
Un alito di vento la scuote e la spinge a correre nel bosco. La musica ancora la accompagna.
Si ritrova, nuovamente nel silenzio, là dove aveva lasciato l'ombra della nonna.
E quell'ombra, gigante, è ancora lì, stesa al suolo, sotto il cielo cupo.
La ragazzina stavolta non scappa; si avvicina e la abbraccia.
E come per magia, l'ombra si dissolve e il cielo torna chiaro.
Regna il silenzio ora, fuori e dentro.
Quel lacerante ultra-suono ha stordito l'orecchio.
Ci si abbandona al senso di perdita, alla tristezza... ma a distanza.
Almeno per un po', per non essere travolti di nuovo.
Poi un nuovo alito di vita si fa sentire e invita a rivisitare i luoghi abbandonati.
Si corre dentro sé stessi fino a là, fino a quel luogo ancora rosso cupo come il sangue.
E adagiato a terra, sfinito, quel vecchio corpo; non più corpo della nonna, ma nostro corpo di dolore.
Deforme, nero e pesante.
Lo si osserva e si prova compassione. E si decide di abbracciarlo, finalmente. Di accettarlo.
Così avviene il miracolo della morte e della resurrezione.
L'immenso corpo di dolore si fa accogliere e si alleggerisce, rimpicciolisce fino a dissolversi ancora una volta in un respiro, nel vento.
E con lui svanisce la cupezza, lasciando il posto a nuova luce.
Qualche giorno fa (e un giorno prima del solito), il 20 aprile per precisione, l'Equinozio è passato riportandoci giornate più luminose.
Primo giorno di primavera, Ostara (o Eostre), segna un nuovo inizio, un rifiorire e sbocciare di ogni aspetto della natura e della vita.
Per i Cristiani è stata la Domenica delle Palme che conduce alla prossima Pasqua, festa che parla di resurrezione.
In innumerevoli culture questo periodo è associato al risveglio, al superamento della morte e alla rinascita. Basta guardarsi attorno per crederci!
Qualche giorno fa sono inciampata in un corto animato realizzato per una tesi di fine anno da una giovane e promettente cineasta belga Karolien Raeymaekers.
Un piccolo materico frame ha attirato la mia attenzione; il video mi ha intrappolata e affascinata; e la sua conclusione mi ha toccato profondamente.
Vi invito a guardarlo (se potete a tutto schermo) perché a suo modo, secondo la mia personale lettura, parla proprio del sottile e difficile equilibrio tra morte e rinascita.
Durata: 7’ 30’’ - Belgio 2014
Diretto, illustrato, animato da Karolien Raeymaekers
Tecnica: acrilici, pastelli e digitale
Tecnica: acrilici, pastelli e digitale
Musica: Ruben De Gheselle
Un'interessante intervista a Karolien.
Come la maggior parte delle narrazioni, vi si possono rintracciare tre fasi e una piccola introduzione.
Un suono affannato si alterna al ticchettio di un elettrocardiografo.
Un lieve spasmo.
Nero.
OMA.
Bianco, nero, ombra e luce, morte e vita...
Al suo centro, intenta ad annaffiare le piante, la nonna. Oma.
Si comprende subito la forza e l'affetto di questo legame.
Nonna e nipote proseguono assieme la passeggiata, ma la prima fatica un po'.
Siedono ad osservare le nubi che corrono e nulla sembra possa rovinare un momento così prezioso.
Silenzio.
La nonna è ora un'ombra, legata alla terra da sottili filamenti e tormentata da un vento che sembra volerla risucchiare altrove.
La bambina, spaventata, torna indietro fino alla casa, luogo sicuro e rassicurante.
Nero.
La tecnica mista utilizzata (pastelli, acrilici) è materica e rende bene l'essenza del paesaggio.
Ma in una natura così corposamente descritta, i personaggi (umani e animali) sono solo ombre, silhouette, destinate a sparire presto o tardi.
Bellissima l'immagine della nonna-ombra ancorata a madre terra da sottili filamenti; e scossa da un respiro stanco ma potente, che sembra venire da dentro, e che pare disgregarla.
Il soffio vitale, l'ultimo sospiro.
Due
Il bosco è sempre lì, quieto; e la nonna vi stende bianchi panni.
La bambina la osserva: è sempre Oma, debole, ma sempre lei.
Il letto con la salma viene portato via, nel più assoluto silenzio.
C'è vita, tanta vita.
Ci si distrae per un po', ma non basta.
L'ombra cresce e la sofferenza aumenta; la lotta al respiro è dominante, il suo suono terribile.
Non si può sopportare e si fugge, nuovamente, lontano (ma non troppo) in un luogo conosciuto e imparziale.
Nonostante la fuga, la realtà travolge e passa, lasciandoci attoniti.
La bambina siede triste tra i fiori.
Un alito di vento la scuote e la spinge a correre nel bosco. La musica ancora la accompagna.
Si ritrova, nuovamente nel silenzio, là dove aveva lasciato l'ombra della nonna.
La ragazzina stavolta non scappa; si avvicina e la abbraccia.
E come per magia, l'ombra si dissolve e il cielo torna chiaro.
Quel lacerante ultra-suono ha stordito l'orecchio.
Si corre dentro sé stessi fino a là, fino a quel luogo ancora rosso cupo come il sangue.
E adagiato a terra, sfinito, quel vecchio corpo; non più corpo della nonna, ma nostro corpo di dolore.
Deforme, nero e pesante.
Lo si osserva e si prova compassione. E si decide di abbracciarlo, finalmente. Di accettarlo.
Così avviene il miracolo della morte e della resurrezione.
Felice Rinascita, serena Pasqua
e Buona Creatività
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